Volevo nascondermi

dal 04/03/2020 al 11/03/2020

Date e orari spettacoli

17:30
19:30
21:30
  • Regia: Giorgio Diritti
  • Attori:Elio Germano- Antonio Ligabue,Oliver Ewy- Antonio Ligabue Adolescente,
    Paola Lavini- Pina,Gianni Fantoni,Duilio Pizzocchi,Pietro Traldi- Renato Marino Mazzacurati,Leonardo Carrozzo- Antonio Ligabue bambino,Orietta Notari- La Madre Di Mazzacurati
  • Sceneggiatura: Giorgio Diritti, Tania Pedroni, Fredo Valla
  • Fotografia: Matteo Cocco
  • Musiche: Marco Biscarini
  • Suono: Carlo Missidenti

“Da Mercoledì 04 marzo 2020”.

Toni, figlio di una emigrante italiana, respinto in Italia dalla Svizzera dove ha trascorso un’infanzia e un’adolescenza difficili, vive per anni in una capanna sul fiume senza mai cedere alla solitudine, al freddo e alla fame. L’incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati è l’occasione per riavvicinarsi alla pittura, è l’inizio di un riscatto in cui sente che l’arte è l’unico tramite per costruire la sua identità, la vera possibilità di farsi riconoscere e amare dal mondo. “El Tudesc,” come lo chiama la gente è un uomo solo, rachitico, brutto, sovente deriso e umiliato, diventa il pittore immaginifico che dipinge il suo mondo fantastico di tigri, gorilla e giaguari, stando sulla sponda del Po. Quella di Ligabue è una “favola” in cui emerge la ricchezza della diversità e le sue opere si rivelano nel tempo un dono per l’intera collettività.

In programmazione

dal 04/03/2020 al 11/03/2020

Date e orari spettacoli

17:30
19:30
21:30

“Da Mercoledì 04 marzo 2020”.

Toni, figlio di una emigrante italiana, respinto in Italia dalla Svizzera dove ha trascorso un’infanzia e un’adolescenza difficili, vive per anni in una capanna sul fiume senza mai cedere alla solitudine, al freddo e alla fame. L’incontro con lo scultore Renato Marino Mazzacurati è l’occasione per riavvicinarsi alla pittura, è l’inizio di un riscatto in cui sente che l’arte è l’unico tramite per costruire la sua identità, la vera possibilità di farsi riconoscere e amare dal mondo. “El Tudesc,” come lo chiama la gente è un uomo solo, rachitico, brutto, sovente deriso e umiliato, diventa il pittore immaginifico che dipinge il suo mondo fantastico di tigri, gorilla e giaguari, stando sulla sponda del Po. Quella di Ligabue è una “favola” in cui emerge la ricchezza della diversità e le sue opere si rivelano nel tempo un dono per l’intera collettività.